Uso di inibitori 5-alfa-reduttasi e sopravvivenza al cancro della prostata
Studi clinici randomizzati hanno dimostrato che l'uso di inibitori della 5-alfa-reduttasi ( 5-ARI ) riduce il rischio di cancro alla prostata complesso ( PCa ) rispetto al placebo, mentre la percentuale di tumori Gleason 8-10 è elevata.
Non è noto se questo dato influenzi la sopravvivenza specifica per il tumore alla prostata complesso.
È stata studiata la sopravvivenza malattia-specifica per l'uso di 5-ARI in una coorte di 6.537 casi di cancro alla prostata diagnosticati nel Finnish Prostate Cancer Screening Trial e correlati alla Bancadati di prescrizione per informazioni sull'uso dei farmaci.
Per confronto, è stata valutata anche la sopravvivenza tra gli utilizzatori di alfa-bloccanti.
Durante il follow-up mediano di 7.5 anni dopo la diagnosi, sono morti in totale 2.478 uomini, 617 a causa di cancro alla prostata e 1.861 per altre cause. Il rischio di morte per cancro alla prostata non differiva tra gli utilizzatori di 5-ARI e i non-utilizzatori ( HR aggiustato multivariato 0.94 e HR 0.98 per l'utilizzo prima e dopo la diagnosi, rispettivamente ).
L’utilizzo di alfa-bloccanti sia prima che dopo la diagnosi è risultato associato a un aumento del rischio di morte per cancro alla prostata ( HR=1.29 e HR=1.56, rispettivamente ).
L'aumento del rischio è svanito con un uso prolungato di alfa-bloccanti.
L'uso degli inibitori della 5-alfa reduttasi non sembra influenzare la mortalità per cancro della prostata se effettuato nella gestione della iperplasia prostatica benigna.
L’aumento del rischio associato con l'uso di alfa-bloccanti dovrebbe indurre un ulteriore approfondimento sul ruolo prognostico dei sintomi del tratto urinario inferiore. ( Xagena2016 )
Murtola TJ et al, Int J Cancer 2016; Epub ahead of print
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